Le straordinarie Olimpiadi dell’estate 2024 sono ancora nei nostri occhi e nei nostri cuori.
Passatempo per milioni di italiani, e per tifosi di tutto il Mondo, incollati per settimane alla TV fra ginnaste, nuotatori, schermitori, tennisti e atleti di ogni disciplina, impegnati a superare ogni record, personale ed assoluto, e ad ottenere una medaglia.
40 sono state le magnifiche medaglie olimpiche italiane: 15 d’oro, 13 d’argento, 12 di bronzo. Il nostro Paese è risultato nono nella classifica generale, fra i Paesi più premiati in questa grande competizione, basata, in questa occasione, nella capitale francese, che ha espresso la sua tradizionale “grandeur” nonostante la pioggia, il cielo plumbeo, la Senna non proprio cristallina ed un’organizzazione tutt’altro che impeccabile, a detta dei protagonisti.
A seguire, qualche settimana dopo, lo spettacolo paraolimpico, che ha visto atleti con diverse forme di disabilità lottare contro ogni limite, fisico e psicologico, per realizzare un sogno: 4.400 sportivi e 65.000 spettatori presenti, per un evento dalle grandi emozioni. Più numerosa di sempre la squadra italiana, che ha schierato 70 uomini e 71 donne, concorrenti in 17 diverse discipline; 52 gli esordienti e ben 89 “veterani” dell’appuntamento sportivo più atteso del quadriennio.
L’impatto economico dei Giochi Olimpici si stima in circa 4 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi di euro sono ristrutturazione di infrastrutture, che rimarranno nel tempo eredità logistica per il territorio.
14 milioni sono i visitatori presenti nei giorni degli eventi sportivi, con oltre 1 miliardo di euro di indotto turistico nell’occasione. Si prevede peraltro un ulteriore miliardo di euro di fatturato delle attività recettive, nella zona dell’Ile de France, nel decennio successivo alla manifestazione. Si parla di un aumento strutturale di PIL per i cugini oltralpe dello 0,4%, a crescere negli anni.
Due aspetti mi hanno particolarmente colpita, ricordando che lo sport è metafora della vita e grande spunto e stimolo anche per il mondo giovanile e del business.
In primo luogo, lo sport può rappresentare, in moltissimi casi, un percorso di riscatto sociale.
La ginnasta iridata che ha trascorso l’infanzia nelle favelas brasiliane, diventando atleta ai massimi livelli internazionali, i 36 atleti che, per la terza volta nella storia, hanno partecipato ai Giochi di Parigi nella Squadra Olimpica dei rifugiati, o gli esili corridori africani provenienti da Paesi poverissimi e privi di strutture sportive strutturate in cui allenarsi: queste ed altre le storie di coraggio, successo e perseveranza che ci hanno colpito, scosso, entusiasmato.
Dedizione, sacrificio, costanza si abbinano alle doti fisiche, e all’allenamento sportivo, e caratterizzano soprattutto giovani che nascono in situazioni di disagio e che desiderano migliorare la propria condizione. Questo vale anche per gli sport minori, Il cosiddetto “ascensore sociale” che in altri settori economici rileviamo meno, necessario tuttavia a determinare un ambiente meritocratico, scardinando privilegi acquisiti.
Un secondo aspetto molto interessante è relativo al ruolo dei coach, che hanno accompagnato nella preparazione e nella circostanza i loro atleti. E’ diventato virale il ricorso dell’allenatrice della ginnastica ritmica italiana che ha supportato la sua giovane atleta consentendole di raggiungere un meritatissimo podio. Riconosciuta nel tempo la figura dell’allenatore del volley azzurro, maschile e femminile, in grado di far coesistere e motivare campioni e campionesse dalla forte personalità in una squadra coesa, vincente, quasi imbattibile. Come il coach, il manager aziendale, che ha il ruolo e il compito di organizzare le risorse umane e ottimizzarle, garantendo i risultati e le performance prefissate.
E’ dunque davvero immediato riscontrare delle analogie sia nell’attività sportiva del singolo, sia in quella di squadra: la disciplina e l’impegno sono il primo motore per l’imprenditore ed il manager, la selezione e la gestione delle risorse sono il passo immediatamente successivo.
Un chiaro indirizzo per i nostri ragazzi, da indirizzare verso l’avventura dello sport, con un occhio attento anche alle opportunità ad esso collegate, pensiamo alle numerose professionalità e competenze legate al sanitario, al turismo, al coaching.
Mens sana in corpore sano. E sano, ancor più, è il business generato, per il Paese ospitante, nell’anno in corso ma soprattutto nel medio-lungo periodo.
Tratto da: Dentrocasa ottobre 2024