Latte, uova, vino, frutta, verdura: questi i prodotti Bio in testa alle preferenze del consumatore.
Un italiano su 5 predilige gli acquisti da agricoltura Bio, ed uno su 10 inserisce almeno uno di questi prodotti nella propria busta della spesa settimanale.
Questo segmento inizia a svilupparsi nel 2000, e senza soluzione di continuità la crescita prosegue fino ad oggi. E’ interessante notare come si sia strutturato e consolidato un business di filiera: si è determinata una progressiva profonda conversione dei terreni agricoli, e ad oggi le superfici dedicate al biologico sono pari a 1,4 milioni di ettari, con oltre 55.400 operatori, che coltivano prevalentemente foraggio, pascoli, cereali, oliveti e vigneti. Il primario ha dunque ripreso vigore, generando nuova occupazione, ed attraendo anche l’imprenditoria giovanile. I prezzi pagati ai produttori bio crescono del 6% annuo, con un picco per il latte bio che registra crescite di prezzo del 145% negli ultimi 5 anni, contro il calo del 13% del latte tradizionale; il prezzo delle mele bio cresce del 5% annuo, mentre i prezzi delle mele tradizionali calano del 10%.
Dalla produzione alla distribuzione, l’incremento è speculare: nascono fiorenti catene di negozi dedicati, in grado di proporre un’ampia gamma prodotti, nuovi marchi ed un premium price, supportati da adeguati piani di marketing e comunicazione.
Dalla coltivazione al food service, il segmento Bio presenta un giro d’affari pari a 2,5 miliardi di euro annui. Strettamente connesso il beneficio in termini di efficienza e sostenibilità sociale: l’agricoltura Bio consuma in media il 25% di energia in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.
In parallelo si fa spazio un nuovo ambito professionale, legato ai nuovi stili di vita alimentari - dal vegano al vegetariano, al crudista - alla corretta alimentazione e nutrizione. Questa scienza diventa addirittura moda e spettacolo, dando impulso a numerosi programmi televisivi, dedicati alla buona cucina e alle modalità di scelta e preparazione del cibo che presentiamo e consumiamo sulle nostre tavole. Gli chef ed i medici nutrizionisti lavorano insieme, abbinando la pratica culinaria alla ricerca scientifica, e creando un nuovo linguaggio divulgativo rivolto al recettivo grande pubblico.
“Siamo quello che mangiamo”: il vecchio e saggio motto sinteticamente collega la sana alimentazione alla salute. In tempi difficili, di grandi cambiamenti sociali ed economici e di oggettivi picchi di stress, queste piccole attenzioni possono generare grandi vantaggi indirizzati al benessere psicofisico di grandi e piccini.
Tratto da: Dentrocasa luglio 2016