Tempo di Natale, si riapre l’eterna sfida tra i dolci natalizi della tradizione: il panettone e il pandoro.
Il consumo dei lievitati per questa ricorrenza è in netta crescita, se ne producono annualmente oltre 90.000 tonnellate, per un valore di oltre 650 milioni di euro di fatturato (+5% anno su anno).
L’Associazione di categoria del settore ha recentemente presentato i dati di gradimento del consumatore verso le varie versioni dei due dolci: i numeri danno ragione al panettone in versione classica, con oltre 37 mila tonnellate prodotte per un valore di 245 milioni di euro di fatturato annuo, segue la versione classica del pandoro, con oltre 32 mila tonnellate realizzate e 226 milioni di euro di giro d’affari. Il trend è positivo anche per i segmenti speciali, +3,5% anno su anno per il panettone (con un +2% per la versione senza canditi) e +6% per il pandoro, corredato dal suo tipico velo di zucchero soffice.
Una recente indagine Doxa conferma l’indecisione dell’italiano medio: il 70% dei consumatori decide di acquistare entrambi i prodotti, ma l’83% sceglie un panettone come dono natalizio per amici e parenti. Un aspetto fondamentale in fase di acquisto è senza dubbio la qualità certificata, che si ottiene solo mantenendo la corretta proporzione fra gli ingredienti, senza l’aggiunta di grassi o additivi.
La normativa protegge dunque le ricette, ma anche le tipiche forme a stella e a cupola, rispettivamente del celebre dolce veronese e del nobile cugino meneghino. Quest’ultimo, in particolare, vanta origini importanti, si narra infatti che a Palazzo Sforza a Milano, al termine di un pranzo natalizio, il dolce preparato dal cuoco fosse irrimediabilmente rovinato, ed un semplice aiutante, di nome Toni, suggerì di ricomporlo con pasta lievitata, uvetta e canditi. Pan di Toni divenne il più noto Panettone, nemico della dieta, con le sue 260 calorie per una porzione di circa 80 grammi. Il Pandoro, di origine scaligera, risalirebbe addirittura all’epoca romana, evolvendosi nel “pan de oro” veneziano, quindi nel “nadalin” veronese, il cui impasto morbido sembra provenire dall’impasto per le briosche prodotte a Vienna per gli Asburgo. Il picco territoriale non è nel Nord-Ovest ma nel Centro (ove il 35% dei golosi sceglie il panettone e il 35% il pandoro), al Sud invece dominano altri dolci tipici, che sfiorano il 29% dei consumi natalizi. Il Mondo apprezza i prodotti della nostra tradizione, ma l’export è pari solo al 10% della produzione interna.
Il segreto del duraturo successo di questi dolci natalizi non è solo legato alla bontà per il palato, ma anche alla forza del marchio o, al contrario, alla proposta di un prodotto artigianale e genuino. Il segmento conta più di 43.000 aziende italiane, che tendono a diversificare la proposta anche nella veste grafica, nelle dimensioni e nel packaging: dal sacchetto al cartonato, alla scatola di latta, il percepito del consumatore è differente.
Più apprezzato dagli adulti (46%) il panettone, più interessante per i giovani (37%) il pandoro, trainato dalle donne, consumatrici e responsabili d’acquisto per le golose famiglie italiane.
Tratto da: Dentrocasa dicembre 2019