Quando nel marzo 2004, fresca di Master in Business Administration, mi sono trasferita dalla grande Milano alla minuscola Maranello, ancora non sapevo che quel salto di meno di 200 km, dalla grigia metropoli lombarda al rosso paesino emiliano, avrebbe segnato per sempre il mio futuro, professionale e non solo.
Con Elisabetta, Francesca, Valeria, le colleghe piu’ care, divenute compagne di un tratto intenso di vita e lavoro, ricordo ancora oggi i Comitati commerciali, gli eventi in pista con i clienti vip, il lancio dei nuovi modelli al Salone ginevrino, la Convention di Natale del Presidente, le giornate in fabbrica aperte alle famiglie, nonché i mille report prodotti, le complesse trasferte presso le filiali, il controllo serrato di costi e processi, i progetti di efficienza nelle vendite e nel post vendita.
Il regno delle Rosse era parte integrante, ma non integrata, dell’allora “Gruppo Fiat”: Torino era lontana per logiche industriali, per risultati di bilancio e per modalità gestionali. Da una parte Ferrari, dinamica azienda del lusso, dall’altra Fiat, gigante dai piedi di argilla che si barcamenava fra modelli auto di scarso successo, cassa integrazione stabile, personale demotivato e perdite economico-finanziarie alle stelle.
In questo contesto, in quel periodo, i vertici aziendali annunciavano l’ultima scommessa, chiamata Sergio Marchionne. Un nome ancora sconosciuto persino agli addetti ai lavori, uno standing ed un look insoliti, rispetto al classico AD in giacca e cravatta quale divisa d’ordinanza, una determinazione fuori dal comune, una capacità di visione strategica corredata dallo studio analitico dei dettagli, tecnici e finanziari.
L’illustre sconosciuto, straniero ma non troppo, è diventato “The Manager”, stravolgendo tutti i paradigmi e i paradossi all’italiana: ha rivisto i rapporti fra azienda e rappresentanze sindacali, guidando trattative focalizzate sul profitto, quale unico traino per l’occupazione; ha segnato una netta discontinuità rispetto al sistema politico ed alle associazioni di categoria; ha annullato le distanze Italia-Mondo rendendo la “vecchia” Fiat cellula pulsante di un cuore americano, Fiat Chrysler Automobiles.
Luci ed ombre, fra ristrutturazioni finanziarie, riorganizzazione degli stabilimenti produttivi, innesto di professionalità internazionali, riprogettazione della gamma prodotti, della logistica e della distribuzione commerciale.
“The Manager” lascia un’eredità pesante, al settore dell’auto e al nostro Paese: in ogni situazione aziendale, anche la piu’ compromessa, è possibile attivare un piano di recupero, ottimizzando i costi e rilanciando le vendite, con i prodotti giusti ma soprattutto con i tecnici giusti, con l’intuizione strategica solo se accompagnata da implementazione ed operatività.
Tratto da: Dentrocasa ottobre 2018