Tra sartorialità e digitale, il mercato premia le eccellenze del nostro Paese

“Cosa volete che dica, è un abito che si indossa” I. Fossati

 
Il tessile-abbigliamento è uno dei settori trainanti il made in Italy e il business del BelPaese, ma negli ultimi decenni ha conosciuto un ridimensionamento dovuto da un lato alla crescente concorrenza delle economie emergenti, dall’altro al cambiamento delle abitudini del consumatore, costretto ad acquisti più oculati e concentrati su beni essenziali di largo consumo.
Il peso sul PIL del settore, pari al 3% di inizio anni novanta è sceso all’1,7% odierno. In questo contesto sopravvivono e vincono le aziende italiane più compatte, focalizzate su nicchie di mercato profittevoli, sull’efficienza dei processi produttivi – con le corrette scelte di make or buy – e su un approccio di marketing misurato ma attivo a tutte le latitudini e su tutti i canali promozionali, dalle tradizionali fiere alla cura del layout sul punto vendita, all’esplosivo universo dei social e del digitale.
Ne è recente testimonianza l’investitura al Pitti Immagine Uomo, conferita nel giugno 2016 ad una azienda mantovana forte di oltre 100 anni di storia e di una tradizione che attraversa 4 generazioni, ancora saldamente nelle mani della stessa famiglia proprietaria. Un privilegio, quello della continuità, che spetta a poche imprese del nostro Paese; un recente studio del Sole24Ore parla di “tagliola generazionale”, affermando che il 12% delle nostre PMI non arriva alla terza generazione. Originale anche la motivazione del premio Pitti conferito alla famiglia Bianchi: oltre al connubio fra la qualità artigiana e la ricerca stilistica con l’innovazione tecnologica, applicate alle quattro collezioni di abiti maschili, l’azienda si è distinta per la sensibilità sociale, con il welfare aziendale (dall’asilo nido interno all’assunzione e formazione di nuove maestranze) e culturale, con il sostegno a Mantova Creativa e alle iniziative veneziane presso il Guggenheim.
 
Il rispetto della trilogia uomini-prodotto-cliente, assi portanti dell’impresa, è dunque la chiave del successo anche in momenti congiunturali difficili e in segmenti critici: è negativo il trend occupazionale italiano del settore e dell’indotto (-225mila occupati dal 2007 al 2016), ma è positivo l’impulso alla ristrutturazione societaria ed alla riorganizzazione interna, segno della volontà di rinnovamento e della vivacità manageriale in un settore maturo, che tuttavia ha ben compreso che solo attraverso l’innovazione day by day e il mantenimento dei saldi valori sartoriali, che tutto il Mondo ci ammira, può restare fiore all’occhiello e locomotiva del nostro “made in”.

Tratto da: Dentrocasa ottobre 2016