Caro Carnevale...

Prezzi e consumi in crescita, per una tradizione di prelibate dolcezze
 
Febbraio accomuna i buongustai di tutta Italia: le abbuffate di berlingozzi e cenci in Toscana, cicerchiata in Abruzzo, brugnolus e orillettas in Sardegna, frittelle e galani in Veneto, sfrappole in Emilia Romagna, bugie in Liguria, chiacchiere in Basilicata, struffoli e sanguinaccio in Campania, crostoli in Friuli, frappe e castagnole nel Lazio, pignolata in bianco e nero in Sicilia e grostoi in Trentino, caratterizzano il periodo del Carnevale, insieme alle feste mascherate, ai coriandoli colorati e alle stelle filanti che si lanciano fra vie e palazzi.
Complessivamente per il Carnevale si commercializzano 22 mila tonnellate di dolci tipici, per lo più fritti e calorici ma dagli ingredienti semplici quali farina, zucchero, burro, miele e uova. Il giro d’affari complessivo supera i 140 milioni di euro, registrando aumenti nei costi delle materie prime e conseguente aumento dei prezzi finali al consumo.
Calorie e prezzi non scoraggiano però gli appassionati di queste dolcezze: Coldiretti stima in crescita, anno su anno, il business del Carnevale strettamente legato al settore gastronomico, attraverso canali di consumo diversi, negozi, feste in piazza, street food, ricevimenti privati. La realizzazione ed il consumo domestici sono appannaggio di un italiano su tre, che prepara i dolci di Carnevale nella propria casa; il 40% degli italiani si rivolge al fornaio o pasticcere di fiducia, residuale è l’acquisto di prodotti confezionati. 
Un italiano su quattro rinuncia invece al piacere della gola nel periodo carnevalesco, citando l’attenzione alla forma fisica e alla dieta.
Il costo al kg delle “frappe” o “galani” fatti in casa è pari a 5 euro al kg, mentre il consumo fuori casa prevede un costo al kg da 15 a 50 euro al kg: il “fai da te” consente dunque notevoli risparmi. D’altra parte il Carnevale è una festa nata proprio dalla tradizione contadina, con valenze simboliche legate al mondo agricolo-pastorale: si salutava la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera che, secondo le credenze popolari, dava vita a un ciclo stagionale opulento, fecondo e fertile; si faceva inoltre ricorso alle maschere, permettendo anche ai più poveri di mettersi nei panni dei ricchi, fra scherzi e dissolutezze.
Non c'è dunque festa, durante l'anno, che sbandiera una tradizione di leccornie così vasta. Il Carnevale segna infatti l'inizio della Quaresima, un periodo che nella tradizione cristiana cattolica è legato all'austerità a tavola: niente carne per almeno 40 giorni e pasti poveri e parchi, senza latte, uova né formaggio. Così, prima di dire "Carne, vale!", che dal latino volgare si traduce come "Carne, addio!", la tradizione concede dei golosissimi peccati di gola.

Tratto da: Dentrocasa febbraio 2019