Il colloquio di selezione: solide nozioni e trucchi del mestiere

“Non c’è una seconda occasione di fare la prima impressione” O. Wilde

 
Maggio, il mese in cui festeggio il compleanno e l’avvicinarsi dell’estate… e sono inevitabilmente portata ad un mini bilancio del periodo fra il “tanti auguri” precedente ed il successivo.
Professionalmente parlando, è stato l’anno delle riorganizzazioni: le aziende in buona salute rinnovano il proprio organico e rafforzano la propria rete di vendita; le aziende in difficoltà partono da un cambio ai vertici per ridefinire strategie e progetti per il rilancio. In questo contesto, mi trovo spesso in posizione di selezionatrice dei profili più adatti all’azienda, e riscontro errori formali ed informali, non tanto relativi ai contenuti espressi nel CV o nel colloquio, quanto nella presentazione e comunicazione.
 
I tre canali di comunicazione che tutti noi esercitiamo in ogni istante della nostra giornata sono il verbale (parole e contenuti), paraverbale (tono di voce e ritmo delle parole), non verbale (gesti, postura, prossemica, mimica). Il verbale impatta solo per il 7%, il paraverbale per il 38%, il non verbale per il 55%: siamo dunque letti e valutati per il nostro incedere, gesticolare, per come stiamo seduti e per le nostre espressioni.
È dunque fondamentale, in un colloquio di lavoro, lavorare bene con lo sguardo, le pause e curare l’abbigliamento: se è vero che “l’abito non fa il monaco”, sicuramente un aspetto pulito, ordinato e sobriamente elegante, professionale e semplice, è un buon passepartout per l’interlocutore. Piccoli pratici suggerimenti: cercare il contatto visivo, mantenere una postura eretta e naturale, stringere la mano con fermezza e con un sorriso, evitare piccoli tic, quale schiarirsi continuamente la voce o adottare toni troppo alti, troppo bassi, monotoni.
 
Un’altra variabile che diventa sempre più rilevante è la reputazione sui social: è oramai prassi, quando si riceve un CV, digitare nome e cognome del candidato su web: il 35% dei selezionatori afferma di aver escluso potenziali profili rilevando la pubblicazione di testi, foto e video impropri sui vari Facebook, Twitter, Instagram. È dunque sconsigliabile inserire post troppo privati, provocatori o sconvenienti: pur in modo implicito, i social sono il corredo principale al curriculum e possono rovesciare l’impressione positiva che deriva da qualifiche, studi, esperienze e motivazioni maturate ed espresse in modo rigoroso.
Con questi piccoli trucchi, dunque… nervi saldi e in bocca al lupo!

Tratto da: Dentrocasa maggio 2017