Grandi e piccini, sempre più vicini!

Co-working, nuovi modelli che favoriscono il dialogo fra top manager e giovani imprenditori

 
Giovane e neolaureata, la mia prima esperienza lavorativa si è svolta in una grande società di consulenza di matrice statunitense; il primo progetto in cui sono stata inserita era nell’ambito della riorganizzazione dei processi di una multinazionale italo-francese operante nella grande distribuzione organizzata.
Posizionata su una scrivania in un open space con altri 100 colleghi, dopo i primi istanti di comprensibile smarrimento ho iniziato ad apprezzare questa nuova soluzione: da un lato per la possibilità di confronto professionale e socializzazione, dall’altro per l’opportunità di sviluppare incredibili doti di concentrazione, risultate utili in ogni successivo contesto.
La logica degli open space ha preso piede e si è ulteriormente ampliata, dando origine ad esperimenti di co-working: gli impiegati delle multinazionali non indossano più giacca e cravatta, ma passano ai jeans ed operano fianco a fianco con creativi, freelance, aspiranti imprenditori. Le linee guida manageriali popolano lo stesso luogo fisico e dialogano con gli entusiasmi giovanili.
 
Un recente studio pubblicato su Harvard Business Review conferma che lavorare tra persone che svolgono professioni diverse nobilita ed arricchisce l’identità dei lavoratori, offrendo loro “l’occasione di descrivere ciò che fanno, rendendosi interessanti”.
 
Alla base di questi modelli innovativi vi è anche una motivazione economica: gli spazi di co-working sono flessibili, hanno prezzi ragionevoli e sono disponibili in tempi brevi, nel caso di eventi aziendali straordinari, quali un’acquisizione o l’apertura di una nuova sede.
Le opportunità di arredo e suoi complementi sono molteplici: dai tavoli di biliardo agli spuntini, dagli spazi per gli animali domestici, alla formazione esperienziale; l’informalità non è tuttavia sinonimo di trascuratezza, perché proprio in questi luoghi spesso nascono interazioni significative, servizi di mentoring per le start-up e idee per lo sviluppo di nuovi prodotti per le grandi realtà aziendali.
 
La tendenza è ovviamente nata negli Stati Uniti, ove la Silicon Valley rappresenta l’esempio primario, la fucina in cui i grandi brand svecchiano la loro immagine rigida, distaccata ed inavvicinabile e, lavorando gomito a gomito con le start-up, individuano i trend emergenti e le potenzialità di alcune fasce di giovani consumatori. Per le nostre piccole medie imprese lo smart working è uno strumento ancora da esplorare: la maggior parte degli imprenditori custodisce gelosamente idee, progetti, persone all’interno dei propri spazi, anziché desiderare un’interfaccia dinamica con una comunità più ampia e multiforme.

Tratto da: Dentrocasa febbraio 2017