PNRR: a che punto siamo

Fra ritardi e complessità, revisioni e rilanci, il Piano orienta le priorità di sviluppo di pubblico e privato
Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è stato varato nel 2021 dall’Italia, per rilanciare l’economia dopo la pandemia Covid19. L’obiettivo primario sotteso dal Piano era far ripartire le imprese - molte delle quali forzatamente inattive nei mesi acuti dell’emergenza sanitaria - generando nuovo reddito e occupazione, in un orizzonte più digitale, più verde, più sostenibile, rivolto alle nuove generazioni.
 
L’Unione Europea ha dunque messo a disposizione degli Stati membri un finanziamento particolare, ed in particolare sono stati stanziati a favore del nostro Paese 191,5 miliardi di euro: 68,9 miliardi sovvenzionati a fondi perduto (grants) e 122,6 miliardi a prestito (loans). L’Italia dovrà ripagare la quota a prestito nel medio-lungo termine. Tali fondi PNRR sono integrati da risorse nazionali complementari, pari a 30,6 miliardi.
 
La Commissione Europea ha anticipato al BelPaese il 13% dell’importo complessivamente stanziato, mentre le tranche successive saranno erogate a fronte del raggiungimento di milestone e target intermedi.
 
Dal 2021 al 2026 l’Italia è chiamata a rispettare gli impegni presi, inclusi nelle 6 Missioni del Piano: dalle infrastrutture alla ricerca scientifica, dalla salute al turismo, numerosissimi sono i progetti e le opere da mettere in cantiere nel quinquennio in corso.
 
La Governance del Piano, recentemente riformulata, è piuttosto complessa: vi è una struttura di missione dedicata a Palazzo Chigi, attiva sino al 31 dicembre 2026, che funge anche da punto di contatto con la Commissione Europea, e l’Ispettorato generale per il PNRR costituito al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
 
I Ministeri sono amministrazioni titolari di interventi del PNRR, e gli enti locali (quali le Regioni, le Province e i Comuni) sono soggetti attuatori dei progetti sul territorio, che possono coinvolgere come partner di fornitura anche alcune aziende private.
 
Le prime fasi del Piano sono state dunque di definizione ed impostazione del modello di controllo e di lavoro: sono state raggiunte milestone quali la nomina di mille esperti destinati alle Regioni, l’istituzione di cabine di regia centrali e territoriali, la predisposizione dei bandi di gara, consentendo l’erogazione delle prime due tranche dell’importo totale.
 
Maggiori difficoltà si registrano nelle attuali fasi di implementazione dei progetti: le diverse norme, in fase di revisione, che regolano gli appalti, le ridondanze informative e i complessi processi confirmatori fra enti, richiedono uno sforzo di semplificazione che le Istituzioni non riescono a gestire nel breve. Le tempistiche dissonanti fra la Pubblica Amministrazione e il mondo delle imprese, unite a un balzo dell’inflazione e al repentino aumento di costi dei materiali e dei tassi di interesse, e più in generale, l’orientamento delle sei Missioni verso la realizzazione di opere pubbliche, hanno tagliato fuori quasi tutte le aziende del made in Italy dai benefici diretti del Piano di ripresa e resilienza. I benefici indiretti, che si auspica possano giungere dalle riforme semplificatorie, dagli esiti della ricerca scientifica finanziata, dal potenziamento delle infrastrutture del Paese, dalla digitalizzazione e dall’innovazione, stentano a intravvedersi e realizzarsi in tempi ragionevoli.
 
L’Unione Europea ha deciso di allungare di un mese i termini per le verifiche dello stato di avanzamento del Piano, ai fini del riconoscimento della terza tranche di finanziamenti, determinando così un blocco dei cantieri già avviati.
 
I ritardi e le incertezze del PNRR rischiano di paralizzare parte del nostro Paese, vanificando l’apporto di tecnici ed esperti reclutati dalla Pubblica Amministrazione per ottimizzare le diverse fasi di lavoro.
 
E’ dunque fondamentale conferire nuovo slancio a queste progettualità, e rinnovare l’immagine del nostro Paese sia agli occhi dell’osservatore europeo, sia rispetto ai cittadini e alle imprese, che - nell’intento delle istituzioni in tempo di pandemia - avrebbero dovuto essere i primi beneficiari del rilevante prestito concesso dall’UE.
 
Nuovo reddito e nuova occupazione debbono dunque tornare al centro dell’agenda PNRR, promuovendo la concreta semplificazione e deburocratizzazione delle procedure e determinando opportunità di rilancio a tutti i settori caratterizzanti l’economia del BelPaese: dalla manifattura al turismo, dalla logistica agli eventi, dall’enogastronomia al design, senza lasciare indietro nessuno.
 
 
Tratto da: Dentrocasa giugno 2023