Più della metà delle aziende italiane ha avviato o sta avviando programmi di lavoro agile, che consentano ai dipendenti di bilanciare impegni professionali e vita privata,
Le esperienze sono diffuse e trasversali, nelle grandi e piccole aziende, nei diversi settori di business, nella Pubblica Amministrazione: multinazionali quali Pirelli, Findus, Intesa San Paolo consentono a lavoratori di alcuni uffici di operare in telelavoro per 2/3 giorni al mese, concordando il tutto con i propri responsabili; Valsugana Agile è stato uno dei primi progetti di smart working applicato nel settore pubblico, per consentire ad un gruppo di dipendenti isolati territorialmente (per i lavori di ripristino di Ponte Alto, che collega la città di Trento con la Valsugana) di continuare ad essere produttivi, anche se collegati con il pc dalla propria abitazione.
I benefici di queste modalità di lavoro sono stati espressamente calcolati: dalla diminuzione dei costi per la mensa, le pulizie e le utenze, alla sensibile ottimizzazione di costi per la collettività, per il minor traffico ed inquinamento.
Appaiono inoltre evidenti i vantaggi per i lavoratori ed in particolare le lavoratrici, che risparmiano nei trasferimenti casa-ufficio, guadagnando nei tempi dedicati alla famiglia, senza penalizzazioni in termini di stipendio presente o di posizione previdenziale futura, in quanto il recente istituto del lavoro agile differisce dal part-time e garantisce una busta paga piena anche a chi opera, in alcune giornate, in telelavoro.
La base per avviare questi programmi è senza dubbio la mappatura dei processi interni, per verificare quali attività possono essere effettivamente gestite senza presenza fisica nel luogo di lavoro: tipicamente le mansioni amministrative e di staff, le attività di progettazione e di pianificazione.
Sicurezza, privacy e governance aziendali sono le principali barriere che rallentano l’introduzione di tali forme di flessibilità nel nostro Paese, che comunque presenta un quadro positivo rispetto agli altri Paesi Europei, quanto a numerosità di imprese attive nei programmi integrati smart: Francia e Repubblica Ceca sono davanti a noi, alle nostre spalle Germania e Spagna.
Siamo sotto la media europea per la sicurezza informatica, ambito presidiato solo dal 48% delle aziende italiane, contro il 64% del Regno Unito, e per l’approccio all’equilibrio vita-lavoro, che interessa solo al 37% delle imprese italiane, mentre Spagna, Germania e Gran Bretagna si attestano fra il 47% e il 53%.
In Italia si contano ad oggi quasi 500 mila lavoratori agili, sono dunque allo studio misuratori di produttività che vanno a incidere sui sistemi di valutazione dei dipendenti, più orientati agli obiettivi individuali e allo sviluppo di nuovi modelli di leadership e di collaborazione.
Un cambiamento che i liberi professionisti interpretano da sempre e che si basa sulla tecnologia quale fattore abilitante. Sicuramente una sfida da abbracciare per migliorare e rendere più sostenibile l’ambiente, fuori e dentro le nostre realtà aziendali.
Tratto da: Dentrocasa gennaio 2020