Ed anche il 2017 si avvia a conclusione: è tempo non solo di botti di fine anno, ma soprattutto di riflessioni e bilanci. Da buon ingegnere lo definirei l’anno della “forza centripeta”, quella che tecnicamente si muove verso il centro di una circonferenza.
Si è infatti assistito ad una progressiva chiusura di alcune frontiere: nel primo semestre dell’anno si sono fatti sentire nel nostro Paese gli effetti economici della Brexit, soprattutto sulle imprese italiane a partecipazione inglese (860), che contano 68.500 dipendenti e 33 miliardi di fatturato, concentrati nelle attività commerciali, della manifattura, della ristorazione; le conseguenze su import, export e giro d’affari saranno comunque rilevanti.
Le tendenze secessioniste sono state ancor più drammatiche in Spagna, in particolare in Catalogna, ricca regione tra i Pirenei e il Mediterraneo, che chiede con modi e toni accesi l’indipendenza. A prima vista un naufragio per l’Unione Europea, fortemente voluta nel 1993 a Maastricht da Germania, Francia, Italia, fino a raggiungere oggi i 28 Stati nazionali che ne sono membri, insieme per costruire un presidio geografico, politico, sociale ed economico, che si propone quale interlocutore unico per le altre potenze mondiali.
Ed un fallimento per gli esperti che, negli ultimi anni, hanno promosso il “fare rete” come opportunità di integrare conoscenze e competenze fra diversi business e differenti professionalità. La tensione dunque non si stempera e costringe le istituzioni, e, di riflesso, il settore industriale, a concentrarsi sulle barriere e sulle bandiere piuttosto che sulla crescita e sullo sviluppo di PIL, idee e programmi futuri. Su questi fronti, un 2017 anonimo, che non registra picchi, positivi o negativi, né innovazioni tecnologiche dirompenti.
Qualche buona notizia arriva sul piano della stabilizzazione del lavoro precario, che registra esiti interessanti sull’onda degli incentivi messi a punto dal Governo. Un anno in cui gli imprenditori – come le Nazioni – si sono chiusi nelle proprie fabbriche, con le proprie persone, cercando di tradurre le forze centripete in risultati e progetti di breve periodo. Non una visione miope, ma un atteggiamento sostenibile, in uno scenario economico-politico mutevole e ricco di imprevisti di grande impatto. Attendendo impulsi e spunti positivi per la nostra impresa, e, perché no, qualche forza centrifuga di tutto rispetto.
Tratto da: Dentrocasa dicembre 2017