Un nuovo alfabeto per la PA

Il rinnovamento del Paese, a partire da processi, risorse e tempi della Pubblica Amministrazione
 
Fra le sfide del nuovo corso economico-istituzionale, che come società nel suo complesso e come singoli cittadini stiamo vivendo, vi è il potenziamento della Pubblica Amministrazione, asse di lavoro portante anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
 
Nel periodo pre-pandemia, pubblico e privato apparivano mondi distinti, paralleli, che si toccavano solo in caso di estrema necessità, per svolgere una pratica burocratica o risolvere un adempimento. Per quel che era possibile, dalla sanità all’istruzione, si cercava di rivolgersi ai sistemi privati, di più immediato accesso e di più semplice, anche se onerosa, fruibilità.
 
Con il perdurare della pandemia è tuttavia diventato centrale il ruolo dei servizi pubblici, in tutti gli ambiti: da quello sanitario, terribilmente sotto pressione, al sostegno alle imprese, tutto da inventare, alla determinazione delle regole di vita sociale.
 
E’ dunque fondamentale ora, dinanzi a un sistema privato ferito da chiusure e restrizioni, che il pubblico diventi motore del cambiamento, semplificando, ove possibile, procedure e processi e riducendo tempi di reazione e di risposta alle attività produttive, ai professionisti e ai cittadini.
 
Nelle recenti linee programmatiche per la PA si delinea un nuovo alfabeto: A come accesso, B come buona amministrazione, C come capitale umano, D come digitalizzazione.
 
Nell’intenzione del legislatore vengono ripensati i processi di selezione ed inserimento del personale, individuando non solo i tradizionali profili giuridici ma soprattutto ingegneri, informatici, economisti, in grado di garantire il passaggio generazionale, la riduzione del cartaceo e della burocrazia, la transizione spinta verso la trasparenza ed i processi digitali.
 
Un tema sempre attuale è quello della meritocrazia: alcuni sistemi di valutazione dei dipendenti pubblici sono spesso ancorati a logiche di anzianità e di presenza in servizio, ed alla difficoltà di assegnare obiettivi sfidanti e ambiziosi, spesso confusi con la mera attività corrente. Anche differenziare i giudizi finali, che portano a definire la retribuzione di risultato, ovvero il premio variabile, è compito arduo per i valutatori, che si trovano a scardinare una mentalità cristallizzata nel tempo.
 
Questa riforma deve dunque trovare compimento in tempi rapidissimi, riducendo inefficienze e colli di bottiglia, cui il privato non è più in grado di sopperire. E’ doverosa un’assunzione di responsabilità collettiva, che rilanci, appena possibile, il patrimonio di genio, creatività e imprenditorialità che caratterizza il nostro Paese. 
 
Un’iniezione di fiducia, e di semplificazione, per ripartire, più forti di prima.
 
 

Tratto da: Dentrocasa maggio 2021