Fra le mie attività principali, vi è quella formativa: svolgo, come docente, corsi di formazione aziendale che si affiancano ai progetti di consulenza, focalizzati sul controllo di gestione e sulle buone pratiche organizzative e… riorganizzative.
Il cambiamento nelle imprese, il passaggio generazionale, la conversione da business maturi ad emergenti, l’adozione di nuove tecnologie, l’ingresso in mercati lontani… sono gap importanti, da colmare con la “formazione esperienziale”. Più che alle lezioni frontali, che spesso vedono un docente dinanzi ad un’annoiata platea di discenti, credo al “training on the job”, all’esperienza maturata nel campo, sia esso il canonico ufficio, oppure un ambiente outdoor.
Ricordo nel 2004 il mio primo corso, immersa nella natura: sulle colline toscane, in una zona boschiva, tre giorni di comunicazione senza filtri, lavorando in un gruppo eterogeneo impegnato addirittura a procurarsi cibo ed alloggio in un ambiente inconsueto e selvaggio.
Queste esperienze, indirizzate ai manager delle multinazionali, impegnati a pensare “out of the box” (fuori dai soliti schemi), si stanno oggi diffondendo anche nelle piccole-medie realtà imprenditoriali: si dispongono infatti training che allenano a fronteggiare le incertezze e a capitalizzare ed interiorizzare avventure ed imprevisti. Una formazione-laboratorio, in cui si possono riproporre dinamiche e problematiche del mondo aziendale in modo estremamente efficace, rinforzando lo spirito di squadra e creando complicità, migliorando la comunicazione interna, risolvendo conflitti e, semplicemente, incrementando l’armonia del gruppo. Alla fatica fisica vengono abbinati momenti emozionali: al termine di ciascun percorso o esercizio nella natura, si chiede ai partecipanti, in un’atmosfera ludica, di esprimere le emozioni provate, positive e negative, esattamente come si dovrebbe fare quando si è sotto pressione e si affronta il rischio nelle scelte strategiche aziendali.
Oggi l’imprevedibilità si trasforma in una costante: è importante ampliare le competenze tecniche, acquisite nei tradizionali percorsi scolastici, integrare le diversità, operare in modo etico, uscire dalla propria zona di comfort. Un manager moderno sopravvive e vince… nella natura e sulla scrivania!
Tratto da: Dentrocasa novembre 2016