Italia creativa, avanti tutta!

"La cultura è l'unico modo di arricchirsi di esperienza senza averne l'età." (cit.)

 
Dalla cucina all’arte, dalla musica alla pubblicità, dalla scrittura al cinema, il popolo italiano vanta una tradizione ed un nome associato alla migliore creatività.
 
Non è facile dare una misura del “genio italico”, dell’identità sociale e della vitalità artistica del nostro Paese. Ci viene però in aiuto uno studio recentemente promosso dal Ministero dei Beni Culturali, in collaborazione con Confindustria ed altre associazioni di categoria: la filiera creativa italiana vale 48 miliardi di euro, il 2,9% del Pil del Paese. Il settore si colloca subito sotto l’industria chimica (50 miliardi di euro) ed automobilistica (60 miliardi) e subito sopra il segmento delle telecomunicazioni (38 miliardi di euro).
 
Dal punto di vista dell’occupazione l’incidenza è decisamente rilevante: oltre 1 milione di occupati, di cui quasi 900 mila addetti diretti, circa il 4% della forza lavoro italiana. Le arti visive sono al primo posto, con 250 mila addetti e un giro d’affari di 11,9 miliardi di euro; segue l’audiovisivo, con 180mila dipendenti e 14 miliardi di euro di fatturato; la musica occupa 169 mila persone e pesa per 4,7 miliardi di euro di fatturato, analogamente all’industria dei quotidiani e periodici, che tuttavia è l’unico sottosettore in contrazione (-8,3% anno su anno). Stabile il mondo della pubblicità (7,4 miliardi di fatturato e 92 mila occupati) ed in netta crescita il segmento dei videogiochi (3,4 miliardi e 15 mila lavoratori).
 
Lo studio fa inoltre emergere un potenziale inespresso di circa il 30% rispetto ai valori attuali, ed una difficoltà del sistema Paese di sviluppare questo business e garantirne il riconoscimento anche a livello internazionale: le minacce, sul fronte dei contenuti, in particolare digitali, sono date dalla pirateria e va dunque intensificata l’azione istituzionale a tutela del diritto d’autore; fondamentale inoltre promuovere i “consumi culturali”, valorizzando le iniziative presenti con piccoli grandi progetti quali le card indirizzate ai diciottenni, le domeniche gratuite ai musei, i mercoledì al cinema a 2 euro.
 
Sostenere l’occupazione significa inoltre colmare il gap retribuito che spesso blocca i giovani nel desiderio di intraprendere studi e carriere in ambito creativo. Con la cultura, dunque, si può mangiare, se si propone un modello sostenibile e si abbina davvero il concetto di “industria”, con processi e risultati profittevoli, a quello di “creatività”, tipicamente abbinata a personaggi destrutturati, ad artisti privi di sensibilità economica, a stipendi low cost.

Tratto da: Dentrocasa novembre 2017