Nel 2010 la riforma della Pubblica Amministrazione, detta “riforma Brunetta”, ha istituito gli Organismi Indipendenti di Valutazione (OIV), incaricati di monitorare e valutare le performance dei dirigenti degli enti pubblici, dai Ministeri ai Comuni, dalle Regioni alle ASL. Con il coordinamento di un’Autorità centrale a Roma, questi OIV locali, in carica per tre anni, di cui fanno parte esperti esterni al mondo politico e di comprovate competenze tecniche, hanno iniziato a definire obiettivi strategici di efficienza (recupero di costi, ottimizzazione dei processi) e di efficacia (attenzione all’utente e miglioramento del livello di servizio), in modo analogo alle organizzazioni private. All’inizio di ciascun anno, i dirigenti apicali, ricevuti gli input sugli obiettivi strategici, declinano gli obiettivi per i loro collaboratori: obiettivi quantitativi e qualitativi, legati ai progetti e ai fattori comportamentali, misurati da opportuni indicatori e verificati ogni semestre. L’incentivo economico annuale, “parte variabile” della retribuzione, è commisurato ai risultati ottenuti ed è certificato dai valutatori esterni ed indipendenti. Una piccola rivoluzione, che pone l’accento sulle responsabilità operative della dirigenza; i più recenti dettami legislativi pongono ancor più l’accento sul sistema valutativo, che contribuisce a disegnare i percorsi di carriera. Possono avanzare, dunque, i dirigenti che esprimono buone performance, mentre quelli con valutazioni inferiori alle attese restano ai blocchi di partenza. Ragionare in termini di processo, di risultato, individuare il cliente interno ed esterno e rilevarne la soddisfazione: sono concetti innovativi, talvolta difficili da interiorizzare, nel settore dei servizi pubblici. L’imparzialità degli Organismi di Valutazione dovrebbe garantire valutazioni oggettive e razionali, ma critiche e ricorsi in questi anni non sono mancati: in alcuni enti le elevate valutazioni, vicine al 100% per quasi tutti i dirigenti, sono addirittura state prese di mira nei dibattiti televisivi; in altre strutture pubbliche sono invece insorte le rappresentanze sindacali, ad evidenziare giudizi troppo rigidi da parte dei valutatori, esterni all’operatività. In un caso o nell’altro il cammino è stato tracciato: si ampliano ruoli e responsabilità dei manager e dei dipendenti pubblici, si lavora allo snellimento della burocrazia, si rende più agile e snello il confronto fra i sistemi industriali – da decenni avvezzi ai meccanismi delle valutazioni e del controllo di gestione – ed il mondo statale.
Tratto da: Dentrocasa settembre 2015