PNRR, non solo numeri, ma (soprattutto) nuove competenze per il rinnovamento della PA

I dizionari editi negli ultimi decenni del ‘900 introducono la voce “resiliente” o “resilienza”, attribuendole il significato assunto nell’ingegneria: la proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi.
 
Una prima lettura del PNRR
Il termine ricorre e rimbalza oggi, caratterizzando il Piano Nazionale (PNRR), lo strumento su cui riponiamo le maggiori aspettative di rilancio del Paese: nuove generazioni, politiche di genere, semplificazione, sostenibilità, digitalizzazione, inclusione sono solo alcune delle parole chiave caratterizzanti il documento, che sintetizza quindi nei numeri la portata finanziaria del programma. In tal senso gli strumenti tecnici a disposizione di tutti gli Stati membri UE sono due: il REACT-UE, di breve termine (2021-2022) e il RRF, di più ampia durata (2021-2026), per una dimensione complessiva di 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti a tassi agevolati.
Oltre 190 miliardi di euro sono le risorse finanziarie assegnate al nostro Paese, suddivise in tranche per il prossimo quinquennio.
 
PNRR, l’organizzazione
Se l’evidente must è spendere in modo “efficiente ed onesto” questi valori, il pensiero associato va all’organizzazione - spesso nostro tallone di Achille nelle progettualità complesse - necessaria a implementare, coordinare, monitorare, rendicontare fasi, attività e tempi, spaziando su tutto il territorio italiano, tra investimenti pubblici e privati.
In questo contesto il PNRR delinea una struttura organizzativa evidentemente accentrata, coordinata da una decisa azione governativa, che vede, in particolare, fra i protagonisti il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per quanto concerne la gestione dei flussi finanziari e la calendarizzazione degli step e degli standard di rendicontazione, e il Dipartimento della Funzione Pubblica, per il reclutamento “veloce” ed efficace dei profili necessari ad assicurare la Governance del Piano.
A metà agosto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando di concorso, in scadenza il 20 settembre, per l’assunzione di 500 laureati, di cui solo il 25% di formazione giuridica; gli altri neoassunti saranno di profilo economico (198 unità), informatico-ingegneristico (104 unità), statistico-matematico (73 unità).
 
Criticità ed opportunità
Il “Decreto Reclutamento PA” (DL 9 giugno 2021, n. 80) regola adeguatamente le procedure per l’assunzione di esperti, funzionari, consulenti, tuttavia sfiora due aspetti critici che meritano un approfondimento, normativo e gestionale: le modalità di formazione e inserimento di queste risorse dal profilo “atipico” rispetto alle Amministrazioni pubbliche, e la valutazione della performance di tale  nuovo personale, in relazione ad inedite attività e risultati da formalizzare, la cui agenda è dettata dal PNRR.
Trasversalmente si situa la problematica della disomogenea “alfabetizzazione digitale” - parzialmente alleggerita dall’esperienza emergenziale dello smart working - dei funzionari pubblici e delle stesse Amministrazioni: il controllo di gestione, fondante i processi di misurazione della performance e di rendicontazione di obiettivi e progetti operativi, è sufficientemente sviluppato solo in alcune realtà pubbliche, lasciando un alveo di discrezionalità fino ad oggi tollerato nella prassi dal vertice politico-amministrativo degli enti pubblici, ma inaccettabile per gli standard europei di monitoraggio periodico sottesi alle sovvenzioni e ai prestiti PNRR.
Il rischio concreto è di perdere il treno europeo del rilancio e della resilienza, ammorbidendo l’innesto di ingenti risorse finanziarie in un sistema pubblico ancora molto rigido ed ancorato ad un impianto normativo complesso e contradditorio.
All’implementazione del PNRR va dunque associata non solo una rapida iniezione di competenze tecniche nei Ministeri preposti, ma soprattutto un reale cambio di marcia - a livello statale, territoriale, locale - sul piano dell’organizzazione, della formazione, della pianificazione e controllo, in una parola del management di complessità.
 
 

Tratto da: SMART24 Lavoro Pubblico n. 29 del 16.09.2021