Nella produzione piccola, c’è il vino buono

Vini e territorio, un’integrazione complessa ma apprezzata in tutto il Mondo
 
Dall’Alto Adige alla Sicilia, dalla tradizione dei padri alla passione dei figli, nascono vini rari e preziosi, veri gioielli dell’enogastronomia italiana.
Luoghi e scenari incomparabili ospitano produzioni di nicchia e di grande complessità: pensiamo ad un’isola assolata e isolata come Pantelleria e la sua tradizione del passito, che origina da vitigni antichi e difficili da lavorare. Un vino prodotto sartorialmente da alberelli centenari protetti da muretti, con un processo di essicazione naturale delle uve su graticci lasciati al sole. 
 
La viticoltura simboleggia spesso il territorio e ne diventa il brand promotore.
In tal senso, i campioni assoluti risultano il Lambrusco, proveniente da vitigni emiliani a bacca nera che producono vini frizzanti, rossi e rosati, il Chianti, realizzato fra le omonime colline toscane dal vitigno sangiovese, e il Montepulciano, vino rosso nobile coltivato in Abruzzo, Toscana, Marche, Umbria. Gli spumanti crescono del 5% anno su anno, e pari al 4% è il tasso di crescita del rosato frizzante.
 
Fra i prodotti più venduti all’estero ricordiamo anche il Vermentino, originario dell’Andalusia e dell’isola di Madeira e diffuso nella metà dell’Ottocento in Corsica e in Gallura-Sardegna, quindi in Liguria e Piemonte: registra uno sviluppo continuo e costante sia nella produzione sia nella commercializzazione.
Altro prodotto di nicchia apprezzato dagli estimatori di tutto il Mondo è il Nero d’Avola, diffuso per circa 12.000 ettari di superficie nelle località siracusane di Eloro, Pachino, Noto; cresce a doppia cifra sia in Italia, nel canale grande distribuzione e nei retailer specializzati, sia all’Estero, negli USA in particolare.
Nelle ultime stagioni si è invece rilevata qualche difficoltà climatica per le ultime stagioni del Brunello di Montalcino, esportato per il 70% della sua produzione, gestita dai consorzi senesi. Il giro d’affari complessivo del settore vinicolo a Montalcino è pari a 160 milioni di euro annui: in questi luoghi l’aderenza fra la tradizione gastronomica e turismo del territorio è completa, i flussi turistici sono in continuo aumento, e contano 1,5 milioni di visitatori e 150 mila pernottamenti annui. La terra vale oro: un ettaro a Montalcino costa oltre 1 milione di euro, più 5 mila percento rispetto agli anni 60! 
 
Un plauso infine all’economia dei 9 Comuni della Valpolicella, patria del re dei vini rossi veronesi, l’Amarone. Le uve spuntano un super prezzo di 24 mila euro all’ettaro e sono oltre 1.700 le cantine attive in quest’area. L’esportazione supera l’80% ma la vera sfida è turistica, crescono infatti le presenze di visitatori inglesi e tedeschi ma le potenzialità della zona sono ancora sottostimate.
 
Alla fine, ma non ultimo, il Prosecco di Valdobbiadene sale sul podio dell’Unesco, che incorona le colline trevigiane come patrimonio dell’umanità, esprimendo l’integrazione fra piccola realtà produttive, la caparbietà delle famiglie imprenditoriali e la rappresentatività del territorio, portando in alto i calici e promuovendo bontà e bellezze del nostro Paese.
 

Tratto da: Dentrocasa settembre 2019