Nuove frontiere per lo smart working

Più libertà ed efficienza, senza oneri per l’azienda: la proposta imprenditoriale per ottimizzare i tempi, fra famiglia e lavoro.

 
Le recenti normative che invitano le imprese e i lavoratori a beneficiare di nuove forme di flessibilità si possono riassumere nel termine anglosassone “smart working”.
Lavorare in modo snello e vivace credo sia il sogni di tutti, di donne e mamme in particolare: le persone al centro, siano esse a casa, in un sito aziendale, o presso un cliente.
L’adesione dei lavoratori e l’assenso delle rappresentanze sindacali sono stati unanimi, e numerose sperimentazioni sono state avviate nelle imprese del nostro Paese, sulla scia delle esperienze oltre confine, spesso legate alle start-up tecnologiche, caratterizzate da lavoro diffuso e svolto da remoto, e già strutturate in quasi tutti i settori di business nelle Regioni del NordEuropa.
Un’imprenditrice padovana, Anna Giuliani, ha presentato in un Convegno Universitario lo scorso marzo una scelta di socialità, modernità ed efficienza, già testata nella sua realtà aziendale, branch italiana di una multinazionale americana, ed ha proposto un contratto-accordo “free family”, subito balzato agli onori della cronaca: un’integrazione per le posizioni di responsabilità che, specie per le Signore, rischiano di imporre la scelta “casa o carriera”. 
Le opportunità si concretizzano in 4 strumenti: l’elasticità di un’ora negli orari di entrata ed uscita, la possibilità di recuperare ore di assenza infrasettimanale anche nell’weekend (in particolare nell’ambito di attività congressuali, tecnico-scientifiche o fieristiche che si svolgono nel fine settimana), la possibilità di svolgere a casa fino a due ore di lavoro alla settimana (opportunamente certificate e monitorate), l’impegno a fissare l’inizio delle riunioni aziendali entro le 16, così da consentire la cura dei figli nelle ore del tardo pomeriggio.
Si tratta di indicazioni estremamente  pratiche, di facile introduzione, che non comportano oneri per l’azienda che, specie per le donne in carriera, ma non solo, ha la necessità di organizzarsi, puntando sulla qualità, sul meccanismo della delega, sulle competenze più che sulla quantità.
Smart working non significa escludere dalla quotidianità aziendale un lavoratore, ma consentirgli, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, oramai alla portata di tutti, di restare attivo e connesso al proprio ruolo e alle proprie responsabilità operative.
L’Italia, notoriamente per questi aspetti Paese meno all’avanguardia di altri, si fa oggi più forte di un percorso legislativo già compiuto e si rafforza nel moltiplicarsi di storie e modelli di successo.
Possiamo dunque attraversare la quarta rivoluzione industriale anche in compagnie di lavori, lavoratori, e soprattutto imprese ed imprenditori…davvero smart!

Tratto da: Dentrocasa agosto 2016